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L’intelligenza artificiale per tutti: Intel è pronta ad aiutare la tua azienda

CANNES – Ci sono una manciata di città nel mondo che associamo al cinema: Roma, Venezia, Los Angeles, Berlino e, infine, Cannes.
La città francese ospita dal 1946 una delle manifestazioni più famose e attese del mondo, in grado di attirare ogni anno star internazionali ma anche curiosi, giornalisti e nuovi talenti dell’industria cinematografica.
Eppure c’è un altro evento che si tiene a Cannes e che è stato preso d’assalto quest’anno: il World Artificial Intelligence Cannes Festival. O WAICF.
Al centro della manifestazione, che si è tenuta dall’8 al 10 febbraio, c’era l’intelligenza artificiale. In tutte le sue forme: quella generativa, quella applicata alla robotica, quella pensata per la personalizzazione dei servizi, quella per le aziende e quella per lo sport. C’è di tutto.
Una tre giorni di panel, demo, speech e prove sul campo che ha catturato la nostra attenzione.

Perché adesso?

C’è una domanda che ci ha perseguitati per tutta la durata del WAICF. Anzi, forse sarebbe più corretto dire che questa domanda ci perseguita dal CES di Las Vegas perché il 2024 si è aperto parlando di intelligenza artificiale e probabilmente si chiuderà allo stesso modo.
La sensazione generale è che abbiamo finalmente scoperto l’AI.
Ma non è così.
Studiamo l’AI da decenni. L’AI esiste da decenni.
Quindi… perché adesso?
Ci sono in realtà più fattori che hanno permesso di arrivare a questo punto , ad un punto in cui l’intelligenza artificiale è ovunque, dalla capacità delle nostri reti a quella dei computer, dai massicci investimenti in termini di ricerca e sviluppo all’escalation della Gen AI, l’intelligenza artificiale generativa, passando per la cloudification.
Insomma, oggi parliamo di AI perché siamo arrivati ad un punto in cui siamo più bravi ad usarla, più bravi a crearla, più bravi a comunicarla.

Intel al WAICF 2024: tutti possono diventare un AI company

lisa spelman intel
Lisa Spelman, Corporate Vice President and General Manager, Xeon Products & Solutions, Intel

Ben consapevoli di questo ci siamo buttati in un panel di Intel intitolato Bringing AI everywhere– “Portare l’intelligenza artificiale ovunque”.
Sul palco Lisa Spelman, Corporate Vice President and General Manager, Xeon Products & Solutions, che snocciola qualche dato per aiutarci a capire l’impatto dell’AI.
Uno di questi ci colpisce particolarmente: 4,6 milioni di dollari. Il costo per il training di ChatGPT 3.
Non solo: rispondere alle domande che noi poniamo a ChatGPT costa, in termini di capacità computazionale, 20 milioni di dollari al mese.

Quindi come possiamo immaginare che tutte le aziende usino l’intelligenza artificiale se i costi sono così proibitivi?
Risponde la stessa Spelman spiegando che sistemi complessi e costosissimi come ChatGPT non sono l’unica strada: “Vedo un futuro in cui sì, questi grandi modelli esistono e ci aiutano ad esplorare nuovi orizzonti, ma ci sarà tanta IA dedicata alle imprese e basata su modelli più piccoli, più agili e più scalabili, che rispondono ad una specifica necessità, ad una specifica industria, ad uno specifico utilizzo, che potrebbe essere un servizio finanziario o qualcosa legato alla medicina e alla nostra salute.
Questa è un’opportunità per più aziende e più persone di utilizzare l’AI per migliorare il proprio business e l’esperienza dei propri clienti, in maniera accessibile.”

Intel quindi crede fortemente che ogni azienda possa diventare una AI company – un’azienda basata sull’intelligenza artificiale.
Non da sola però.
La società americana è pronta a schierarsi al fianco delle imprese per aiutarle a crescere e a sfruttare questa tecnologia, appoggiandosi naturalmente ad un know-how che va dal singolo chip alle grandi infrastrutture, dalla rete al software perché sì, Intel non è solo un’azienda specializzata in hardware.

Qualche esempio

Ok, la teoria ci entusiasma sempre parecchio ma poi è la pratica quella che conta.
Cosa possiamo fare con l’intelligenza artificiale davvero? Come può impattare il business di un’azienda?

Lisa Spelman porta l’esempio dei fast food.
Avete presente il drive-through dei fast food? In sostanza non scendete dall’auto ma “guidate attraverso” una passaggio obbligato che vi permette di ordinare il cibo, pagarlo e ritirarlo nel giro di pochi minuti.
È un’esperienza già ottimizzata dalla tecnologia ma può essere ulteriormente migliorata dall’intelligenza artificiale che può imparare a raccogliere l’ordine del cliente al posto di un essere umano. All’inizio magari può affiancare i dipendenti dell’azienda per poi andarli a sostituire del tutto quando il punto vendita ha poco personale. Questo significa che i responsabili potrebbero deviare i dipendenti laddove sono necessari e lasciare spazio all’AI.
Non è fantascienza: è quello che sta facendo Iterate.ai, creatrice di una soluzione basata su Intel Xeon chiamata Interplay. E no, non è niente di complesso. Semplificando possiamo definirlo un ambiente AI che permette di creare app grazie a componenti modulari. Insomma, potete dare vita a nuove soluzioni senza avere una conoscenza avanzata del codice.

Intel WAICF esempio netflix

Un altro esempio è Netflix.
Non è un segreto che usi l’intelligenza artificiale per suggerirvi cosa guardare ma sapevate che viene utilizzata anche per capire com’è la vostra esperienza di streaming e per ottimizzarla? Perché ovviamente quando non va non diamo la colpa all’operatore di turno ma al servizio. Ecco perché un colosso dell’intrattenimento come Netflix usa l’AI e i processori Xeon per assicurarsi che tutto vada sempre liscio.

Intel è inoltre partner di AI.io, azienda che lavora in campo sportivo e che ha sviluppato una tecnologia chiamata 3D Athlete Track. In sostanza è in grado di raccogliere una marea di dati sugli atleti per poi aiutarli a migliorare la loro forma e la loro performance. Tutto questo unendo gli algoritmi dell’azienda alla capacità di Intel di garantire ottime prestazioni nel rendering 3D e nei tempi di risposta.

Intel WAICF esempio sport

Tre esempi diversi che vi aiutano però a capire che non c’è limite a quello che possiamo fare con l’AI. Si tratta solo di trovare la soluzione giusta e il partner giusto.

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Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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