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Game Rome 2018: lavorare con i videogame è una cosa seria

Alla manifestazione dedicata a sviluppatori e studenti abbiamo intervistato David Cage, il creatore di Detroit: Become Human

Game Rome è un evento internazionale organizzato a Roma da Fondazione Vigamus, giunto quest’anno alla sua terza edizione, dedicato al mondo degli sviluppatori di videogiochi. Sviluppare un videogioco è un’attività complessa, dove è indispensabile far convivere competenze molto diverse.

Nelle più piccole produzioni Indie fino alle Major che realizzano progetti con team di centinaia di persone, è indispensabile coordinare professionisti altamente specializzati nelle varie fasi di produzione. Realizzare un titolo di successo non è un gioco, ma il risultato di un’attività altamente professionale e che non è legato solo al lavoro della parte creativa del team. È necessario avere competenze imprenditoriali e manageriali, di marketing e comunicazione. Non è quindi un caso che da diversi anni il settore dei videogame è il primo per fatturato nel mondo dell’entertainment. Basta vedere il successo di Red Dead Redemption 2, che poche settimane fa nel week end di lancio ha incassato più di 700 milioni di dollari, secondo nella storia solo al week end di lancio nel 2013 di GTA V che raggiunse il miliardo di dollari. Ancora oggi è il record della storia di qualsiasi settore dell’entertainment. Più di Star Wars o Via col Vento…

Game Rome 2018: l’evento per gli sviluppatori

Game Rome 2018

In questo contesto Game Rome si è ritagliato uno spazio importante come evento di riferimento per la comunità di sviluppatori di videogiochi in Italia. Il format dell’evento mette insieme interventi di molti professionisti del settore, che lavorano in diversi ruoli in alcuni dei più importanti sviluppatori del mondo, a uno showcase dove quasi 30 sviluppatori indipendenti hanno mostrato i titoli in lavorazione. Molto interessanti le possibilità di networking, dove qualsiasi partecipante poteva presentare il proprio gioco in sviluppo, o anche solo l’idea di un titolo, a vari publisher presenti all’evento. Anche il tema delle pari opportunità ha trovato un spazio importante in Game Rome con una sessione organizzata dal capitolo italiano di Women in Games.

Ospite d’onore David Cage

Il programma delle conferenze di Game Rome 2018 è stato aperto dal keynote di David Cage, creatore di Detroit: Become Human e fondatore di Quantic Dream, che negli anni ha di fatto creato un nuovo genere di giochi denominato Interactive Storytelling.

In questo genere di giochi non esiste una trama lineare precostituita che il giocatore scopre interagendo con il gioco. È il giocatore stesso che determina la storia con le sue azioni e ogni scelta ha delle conseguenze e influenza lo svolgersi della trama. Il keynote di Cage, oltre a essere molto interessante per comprendere la complessità che sta dietro alla creazione di un titolo come Detroit: Become Human, ha testimoniato come il settore dei videogiochi sia molto più maturo e sfaccettato di come spesso viene descritto.

Videogiochi come attività culturale

In primo luogo Cage ha raccontato come lui, insieme ad altri sviluppatori, sia stato promotore di un’iniziativa nei confronti del governo francese che ha portato al riconoscimento dei videogiochi come una forma di attività culturale. Questo ha cambiato radicalmente il modo con cui i videogiochi vengono considerati in Francia e ha segnato una tappa molto importante nello sviluppo del settore. Un altro passaggio molto significativo dell’intervento di Cage è legato alle forti polemiche che ha generato l’uscita di Detroit: Become Human legate a un passaggio nel gioco in cui viene mostrata una scena di violenza domestica, in cui il giocatore non solo assiste ma interagisce e influenza gli eventi.

La stampa e l’opinione pubblica si sono decisamente polarizzate, con critiche feroci da chi vedeva solo uno sfruttamento commerciale di un tema così delicato e invece chi ha capito le reali intenzioni di Cage e del suo team. Solo chi non ha provato realmente il gioco può pensare che il tema sia stato trattato in modo superficiale e cercando di sfruttarlo a fini commerciali. Tutto il gioco pone temi delicati, come il razzismo, la diversità e appunto la violenza domestica, ma in un modo molto serio e a tutti gli effetti di denuncia. Detroit: Become Human, nonostante sia tecnicamente molto avanzato e graficamente spettacolare, non è gioco come un altro. È uno dei primi esempi in cui si cerca di trattare, in modo molto serio e rigoroso, temi delicati e socialmente impegnati.

Intervista a David Cage sull’Interactive Storytelling

David Cage

È un segnale di grande maturità del settore e un autore come Cage va ringraziato per l’impegno che da oltre 20 anni sta mettendo per fare titoli di successo ma al tempo stesso impegnati. Abbiamo avuto anche l’occasione di fare alcune domande direttamente a David Cage:

Tech Business: Dopo aver creato una nuova categoria di giochi come l’Interactive Storytelling, cosa ti piacerebbe fare in futuro, indipendentemente dai progetti su cui stai lavorando adesso?

David Cage: Ci sono così tante storie da raccontare… sto provando nuovi stili, nuove direzioni per le mie storie. Una direzione interessante sarà provare a proporre delle narrazioni in un contesto di gioco multiplayer, oppure in realtà virtuale, in particolare realtà aumentata basata sulla posizione (geografica, ndr). Ci sono diversi equilibri, innumerevoli storie, tante emozioni da esplorare. È una missione senza fine. Un tema da considerare è che per sviluppare un titolo ci vuole molto tempo, anche 3 o 4 anni. Ho 49 anni, non so quanti altri titoli realizzerò… devo decidere con attenzione cosa voglio fare, perché non scriverò altri 10 titoli.

TB: Che tipo di titoli ti piace giocare?

DC: Mi appassionano molto i giochi indie quando sono originali, in generale qualsiasi cosa che sia originale. Cerco sempre di esplorare nuovi territori e provare cose diverse. Non mi piacciono i giochi che sono più o meno sempre simili a se stessi. Ci sono giochi che fai per svuotare la mente e giochi che invece la riempiono. Per me ci sono troppi giochi per svuotare la mente e non abbastanza invece per riempirla.

TB: Pensi che si riuscirà mai a trovare una sintesi fra i due tipi di giochi?

DC: Si può fino a un certo punto e ci abbiamo provato in Detrot: Become Human. Ci sono più elementi di azione nel gioco, come inseguimenti e vari tipi di interazione, ma c’è un limite. Perché la narrazione di una storia non va d’accordo con i cicli ricorrenti. Le storie si sviluppano e devi scoprire sempre qualcosa di nuovo, ma in ogni titolo che realizziamo miglioriamo costantemente l’interattività all’interno della narrazione.

TB: Da un punto di vista del business, cosa consiglieresti a uno sviluppatore indie che voglia cimentarsi con un titolo di Interactive Storytelling?

DC: Noi siamo riusciti a pubblicare Heavy Rain perché prima avevamo realizzato Fahrenheit. Il successo di Heavy Rain ha ispirato altri sviluppatori che hanno visto che era possibile avere anche un successo commerciale con questo tipo di giochi. Spero che adesso guardino a Detroit: Become Human come un esempio a cui ispirarsi. Uno sviluppatore può sicuramente cercare un publisher per i propri titoli, ma oggi il mercato è sempre più sul digitale e quindi si possono trovare nuovi modi di distribuire un titolo, anche in collaborazione con un publisher, per realizzare e vendere direttamente.

Link Campus University, il primo corso di laurea in videogiochi

Link Campus University

Nel contesto molto sfaccettato del settore dei videogiochi emerge chiaramente la necessità di avere delle competenze molto specialistiche, che per essere sviluppate in modo esaustivo devono partire dalla formazione di base. A Game Rome c’è stata una massiccia partecipazione di studenti universitari che hanno deciso di intraprendere un percorso nel settore. In Italia una possibilità viene proposta dal primo corso di laurea dedicato ai videogiochi presso la Link Campus Univeristy di Roma. L’università propone in collaborazione con Vigamus Academy sia un corso di laura triennale e che magistrale per offrire una panoramica molto ampia su tutte le competenze legate al settore. Le materie spaziano da argomenti più tecnici come la programmazione, il sound design o la modellazione 3d, ad altri comunque indispensabili come il marketing, la comunicazione e l’economia.

L’edizione 2018 di Game Rome ha testimoniato la crescita, culturale ed economica, che ha avuto il settore dei videogiochi negli ultimi anni in Italia. Un settore che sempre di più in futuro offrirà opportunità di lavoro sia a chi già opera nel settore, ma soprattutto a chi ancora deve entrare sul mercato del lavoro, a patto di sviluppare delle competenze specialistiche, indispensabili per avere successo.

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Vittorio Manti

Gamer per passione da quando avevo 9 anni e chiesi come regalo della comunione una console invece della bicicletta (era il lontano 1979), da oltre vent’anni scrivo di tecnologia e videogiochi e ho diretto alcune delle testate più importanti del panorama editoriale italiano, come Il Mio Computer, Chip e negli ultimi anni Euronics Movies&Games.

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