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Piccole aziende italiane e il digitale: GoDaddy rilascia il PMI Digital Index

L'azienda di soluzioni racconta come si evolve il rapporto fra le aziende e il digitale, prima e dopo il lockdown

Anche quest’anno GoDaddy rilascia PMI Digital Index, una fotografia statistica del rapporto fra le piccole e medie imprese italiane e il mondo del digitale. Dati particolarmente interessanti quest’anno per capire come il lockdown ha cambiato il modo con cui le aziende si affacciano al mondo dell’e-commerce, del delivery e del marketing online.

PMI Digital Index 2020 di GoDaddy

L’analisi della situazione fatta dal PMI Digital Index 2020 è fondamentale per GoDaddy, per aiutare i suoi 19 milioni di clienti in tutto il mondo a trovare la giusta strategia digitale. Ma il rapporto che ci ha presentato Gianluca Stamerra, Regional Director di GoDaddy Italia, Spagna e Francia, è uno spaccato interessante del rapporto delle aziende italiane con il digitale.

godaddy pmi digital index presentazioneL’analisi ha coinvolto 11 mila domini di aziende sotto i 50 milioni annui di fatturato, divisi per tipologia di merci e servizi venduti e per regioni. Questo ha permesso di creare un dataset di 4 mila profili di Piccole e Medie Imprese, analizzate attraverso 120 parametri.

Otto “pilastri digitali”

Il rapporto dimostra che, rispetto al 2019, le aziende sono migliorate in quasi tutti i “pilastri digitali”. Si è infatti registrato un aumento nell’ottimizzazione per il mobile (dal 70% al 74% dei siti), nell’aspetti tecnici come la creazione di una sitemap (dal 42 al 57). Ma anche per quanto riguarda l’uso dei social (dal 36 a 47%), nell’uso del display marketing (da 5 a 10) e nell’uso di strumenti come Analytics (dal 56 al 62%). Sono rimasti invariati rispetto all’anno scorso la percentuale di aggiornamento del sito negli ultimi 12 mesi (effettuato dal 68% delle aziende) e la presenza locale su piattaforme come Google My Business (63%). Un leggero calo nel search marketing (SEM), che per via dei costi piuttosto elevati ha visto un calo dal 9 al 7 percento.

PMI Digital Index, declinato

Una volta raccolti questi dati, GoDaddy ha potuto stilare il PMI Digital Index, che è aumentato di due punti percentuali, da 54 a 56. La crescita maggior avviene per le aziende che avevano già un buon punteggio lo scorso anno e che continuano ad investire, spinte dai buoni risultati commerciali.

GoDaddy ha declinato il PMI Digitale Index 2020 in tre indici distinti. Il primo indica la Qualità della Presenza Digital: velocità di caricamento, attenzione alla SEO, ecc. Questo indice è aumentato di 9 punti, passando da 45 a 56 percento. Il secondo è l’Indice di Reputazione, che valuta in maniera quantitativa la relazione delle aziende coi clienti. Recensioni, like sui social, ricerche organiche. In questo caso c’è stato un aumento meno sostanzioso, dal 17 al 19 percento. Il terzo parametro è racconta del Marketing Digitale SEM, aumentato dal 33 al 43 percento.

I settori che hanno migliori punteggi sul digitale sono Assistenza, Istruzione e Vigilanza, affiancati dai produttori di Mobili: si confermano per il secondo anno nei primi due posti. Le micro aziende sono quelle che sono migliorate di più, investono molte risorse nel digitale.

A livello geografico, il guadagno maggiore lo fa il Friuli Venezia Giulia, seguito da Puglia, Emilia Romagna e Marche. La Sardegna è quella che cala maggiormente rispetto al 2019. Dall’analisi sembra evidente il rapporto con gli incentivi regionali, come voucher per la digitalizzazione.

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Il Digital ai tempi del lockdown

GoDaddy nella sua presentazione del PMI Digital Index ha voluto parlare anche di come il lockdown durante la pandemia di Covid-19 abbia influenzato il rapporto fra le aziende e il digitale. Hanno preso in considerazione 305 aziende con fatturato medio di 200 mila euro annui, il 41% del campione (perché hanno un sito posizionato su Google). Il 55% lavora nel commercio, il 33% nella ristorazione e il restante 12% sono studi professionali.

Il 18% di queste aziende ha attivato un servizio di vendite digitali durante il lockdown (il 71% ne era sprovvisto fino a marzo). Il 9% ha usato WhatsApp per farlo, il 6% i canali social, il 4% le email, il 3% l’e-commerce e il 2% le videoconsulenza.

A fronte di un 86 percento di aziende sprovviste di delivery, il 19% ha attivato questo servizio durante la quarantena. Un 12 percento usando un corriere proprio, un 6% con un corriere standard e il 4% usando dei “city riders”.

Per quanto riguarda la comunicazione azienda, il 6% delle aziende ha attivato una newsletter. Nessuno ha attivato un nuovo canale social ma questo è dovuto al fatto che l’80 percento delle aziende aveva già una pagina Facebook e il 45 percento aveva un account Instagram.

Il 10% delle aziende ha aumentato il traffico verso il sito. Il 7 percento con la SEO, il 4 attraverso i social e il 2 percento con la SEM.

Gianluca Stamerra ha anche raccontato di un caso che ha seguito personalmente, quello del ristorante Garibaldi 1970 a Roma. GoDaddy ha aiutato il ristorante ad aprire un e-commerce, mentre nel frattempo il proprietario prendeva ordinazioni su WhatsApp in settimana per consegnare nel weekend.

GoDaddy offre formazione per gli impreditori

Oltre all’analisi del PMI Digital Index, GoDaddy offre anche una possibilità di formazione per gli imprenditori: GoDaddy School of Digital. Sul gruppo privato di Facebook, creato apposta per l’occasione, offrirà sei corsi in collaborazione con Ninja Marketing. Uno di questi corsi sarà tenuto da un docente Microsoft, che ha iniziato una partership formativa con GoDaddy. La prima lezione si terrà il 2 luglio 2020 e sono iscritti circa 1000 imprenditori.

GoDaddy AcademyIn generale, GoDaddy rivela un miglioramento nell’approccio digital di molte aziende nel territorio italiano, paragonabile a quanto avviene in altri Paesi europei. Le aziende, anche piccole e medie, sono sempre più digitalizzate.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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