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Report Nutanix: come ridurre le emissioni dei data center

Serve usare architetture iperconvergenti per la sostenibilità energetica dei datacenter

La crisi energetica globale e i danni all’ambiente provocati dall’inquinamento richiedono risposte efficaci. Per questo motivo Nutanix ha sponsorizzato un report per aiutare la riduzione di emissioni di carbonio dei data center e puntare verso il Net Zero Computing.

Nutanix: come ridurre le emissioni dei data center

Ormai tutti noi comprendiamo l’esigenza di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e gas serra. Un’esigenza legata alla tutela dell’ambiente, amplificata in questi mesi dal fattore economico, con i prezzi dell’energia alle stelle in Europa. Ma se le aziende vogliono cambiare la propria agenda strategica per rispondere a queste esigenze, più difficile è aver dati e informazioni comparate su come farlo. Soprattutto quando si ha una grande infrastruttura IT e data center.

Sammy Zoghlami, Senior Vice President di Nutanix EMEA, spiega: “I data center e le infrastrutture digitali nel loro complesso rappresentano una quota sostanziale del consumo energetico mondiale con una notevole impronta di carbonio. Nella sola regione EMEA i data center consumano oltre 90TWh all’anno con un livello di emissioni equivalente a circa 5,9 milioni di veicoli (27 milioni di tonnellate di CO²e).

Un’azione in questo ambito può avere un impatto enorme sul cambiamento climatico, ma deve essere valutata tenendo conto della necessità per le aziende di competere efficacemente in mercati sempre più digitali. Da qui questo report sponsorizzato da Nutanix che esamina in dettaglio il confronto tra le diverse tecnologie per i data center in termini di pro e contro per raggiungere l’obiettivo net zero“.

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Sammy Zoghlami, SVP EMEA di Nutanix

Come ridurre l’impronta e puntare al Net Zero Computing

Nutanix ha voluto quindi sponsorizzare una ricerca effettuata dalla società di consulenza Atlantic Ventures. Che ha prodotto un report che mette a confronto diversi modelli tecnologici. Le architetture tradizionali a tre livelli e approcci più recenti, come quelli di infrastruttura iperconvergente (HCI). E usando come modello un tipico produttore europeo per valutare quali sarebbero stati i requisiti energetici e l’impronta di carbonio.

Stando ai dati riportati da Nutanix, ci sono diverse tecnologie che potrebbero contruibuire a ridurre la produzione di emissioni di carbonio da parte dei data center. Parliamo di automazione, sistemi di raffreddamento innovativi ed energie rinnovabili. Ma un impatto importante lo ha anche la trasformazione da architetture a tre livelli verso le infrastrutture iperconvergenti. I benefici sono misurabili su aziende di ogni livello: hyperscaler di grandi dimensioni, fornitori di servizi gestiti, grandi imprese e piccole aziende.

Nutanix: il beneficio delle architetture iperconvergenti per ridurre le emissioni dei data center

Le architetture iperconvergenti consumano il 27% in meno rispetto alle piattaforme IT a tre livelli: un risparmio economico e un vantaggio per l’ambiente. Parliamo di un risparmio per l’intera regione EMEA che potrebbe valere fino a 56,7 TWh, abbassando le emissioni di 14,2 milioni di tonnelate di anidride carbonica nel periodo che va dal 2022 al 2025.

Nel Regno Unito, un passaggio a infrastrutture iperconvergenti su tutta la linea potrebbe far risparmiare fino a 8,1 TWh di energia e 1,8 milioni di tonnellate di CO²e. Sarebber come togliere 400.000 auto dalla strada. Per la Francia ancora di più: un risparmio di 8,8 TWh di energia e quasi 440,000 tonnellate di anidride. Ma per la Germania arriviamo addirittura a 11,9 TWh di energia e quasi 3,69 milioni di tonnellate di emissioni.

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Questo perche i data center in co-location hanno un fattore PUE (Power Usage Effectiveness) decisamente più basso delle strutture on premise. Passare ad architettura iperconvergenti porterebbe un risparmio attorno al 30-40%. Inoltre, i data center di co-location di nuova generazione potrebbero fornire accesso all’energia rinnovabile attraverso contratti di acquisto Power Purchase Agreements (PPA), contribuendo così all’obiettivo “net zero” senza dover investire in certificati CO2.

Un futuro più green

Le aziende che punta a ridurre la propria impronta ambientale con un’architettura convergente nei propri data center on premise dovrebbero anche considerare tecnologie di raffreddamento di nuova generazione, visto i costi dell’energia.

Ma va segnalato che negli ultimi decenni il settore dei data center ha avuto miglioramenti dal punto di vista dell’efficienze energetica e sta lavorando per puntare sempre più verso la decarbonizzazione. Ma la domanda di energia sta aumentando e questo aumenterà di conseguenza le emissioni. Utilizzare tecnologie innovative può permetterre di ridurre invece la propria impronta energetica, senza rinunciare alla crescita del business.

Potete trovare il report completo qui, mentre a questo indirizzo trovate la soluzioni di Nutanix.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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