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L’innovazione e il Terzo Settore: cosa riserva il futuro delle no-profit

Comunicazione digitale, cloud ed erogazione di servizi a distanza sono le tecnologie su cui puntano gli enti

Le amministrazioni pubbliche e le aziende stanno subendo una rivoluzione digitale sempre più dirompente. Ma anche nel Terzo Settore la domanda d’innovazione sta crescendo: il 96% delle organizzazioni sente l’esigenza di investire nelle nuove tecnologie. Al centro delle richieste: comunicazione digitale, cloud ed erogazione di servizi a distanza.

La domanda di innovazione nel Terzo Settore

L’innovazione tecnologia diventa un’esigenza importante per tutte le realtà socio-economiche, non solo quelle produttive. Le no-profit e le organizzazioni nel Terzo settore stanno vivendo una fase di transizione, con nuovi modelli operativi. Un passaggio accelerato dalla necessità del distanziamento sociale in questi mesi. Ma che vorrebbe diventare strategico.

Per capire questo cambiamento Fondazione Italia Sociale, Deloitte Private e TechSoup Italia sono partite dalle esigenze delle no-profit. Hanno infatti contattato ben 180 soggetti del Terzo Settore.  Il risultato è il report “La domanda di innovazione del Terzo Settore“, affiancato da un webinar sull’argomento tenuto da: Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo; Andrea Pontremoli, Amministratore Delegato e Socio di Dallara Automobili; Mario Calderini, Professore del Politecnico di Milano e Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum nazionale Terzo settore. Un pool di esperti che ha discusso di nuove tecnologie e servizi in un webinar moderato da Chiara Piotto, giornalista di Sky TG24.

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Una forte richiesta di innovazione

Dalla ricerca emerge un dato eclatante, tanto evidente da non poter essere ignorato: il 96% delle no-profit intervistate sente il bisogno di innovare. Ma non è solo un’esigenza: il 70% sta investendo nel digitale, sia per migliorare prodotti e servizi che per ottimizzare i processi. L’approccio è però incrementale: si preferisce evitare rivoluzioni e cambi repentini, lavorando per gradi.

Nonostante questa grande attenzione alle nuove tecnologie, più del 60% conferma di trovare resistenze nel promuovere l’innovazione. Sono sia endogene (dipendenti, collaboratori e volontari) che esogeni: in questo caso il freno principale è la Pubblica Amministrazione.

Innovazione e Terzo Settore: questione strategica

La ricerca condotta da Fondazione Italia Sociale, Deloitte Private e TechSoup Italia mette però in evidenza anche il limite a livello di governance e organi direttivi. Solo il 21% delle aziende del Terzo Settore ha definito una strategia di medio-lungo termine. Mancano obiettivi chiari, noti e misurabili.

Il motivo principale per cui si fatica a investire sulla tecnologia sono le limitazioni operative delle no-profit. Innanzitutto economiche: il 64% delle organizzazioni dichiara di non avere abbastanza risorse da investire. Ma anche la formazione del personale può essere un problema, come rileva il 34% degli intervistati.

Infatti, secondo l’indagine quasi la metà delle no-profit riconosce competenze digitali basse nel proprio personale. La pandemia ha accelerato l’adozione di nuove tecnologie ma c’è bisogno di reinvestire sulla formazione. In termini strategici e non solo emergenziali.

Come commenta Gianluca Salvatori, Segretario Generale di Fondazione Italia Sociale: “il distacco dai modelli del passato è già avvenuto ma l’approdo a nuovi modelli operativi è ancora da completare, così come l’istituzione di un concreto approccio al lavoro in rete, ad una reale contaminazione con il mondo dell’impresa, dell’accademia e il pubblico. Una transizione che può fornire ottimi spunti per elaborare un piano di sviluppo strategico.”

Come investire sul futuro digitale per le no-profit

Se la ricerca ha svelato l’esigenza delle aziende di innovare, il webinar organizzato per l’annuncio del report ha voluto indagare le possibilità per il futuro. Senza nascondere la più grande difficoltà per gli investimenti nel Terzo Settore: non hanno accesso alle stesse risorse della Pubblica Amministrazione e delle aziende private.

Ma l’esigenza di cambiare c’è. Soprattutto per la comunicazione, che ora non può che essere anche digitale: l’uso dei social network e delle piattaforme per videochiamate e webinar è imprescindibile per tutti, anche le no-profit. Senza di essa i migliori prodotti e servizi non possono essere valorizzati.

Lo stesso vale per il cloud, una comodità che ormai le aziende conoscono da anni, la nuova normalità del lavoro, specie quando collaborativo. E poi ovviamente l’erogazione dei servizi da remoto. Vi abbiamo già parlato di come, una volta provato lo smart working, tornare indietro diventa quasi impossibile. Ma lo stesso vale per moltissimi servizi alla persona, che hanno però bisogno di tecnologia e operatori competenti. Il futuro tecnologico sta chiamando il Terzo Settore, che deve trovare un modo per rispondere.

Lavoro in rete

Una possibile soluzione alla cronica mancanza di risorse (finanziare, tecnologiche e umane) è la capacità di lavorare in rete. Specie con gli altri due Settori. Infatti dalla ricerca risulta che la maggior parte delle collaborazioni è con altre no-profit. Servirebbe invece una spinta a lavorare soprattutto con la Pubblica Amministrazione. Lavorare con le istituzioni potrebbe fornire strumenti per finanziarsi. Anche perché solo il 18% degli intervistati a oggi si avvale degli strumenti innovativi di finanza sociale.

lavoro di rete innovazione e terzo settoreD’altro canto, lavorare con i privati può permettere alle no-profit di dotarsi della dotazione tecnica necessaria. Ma non solo: potrebbe dare l’opportunità di formare il proprio personale, professionalizzando e rendendolo partecipe del cambiamento digitale.

Il passo più importante resta però quello di fare strategie di medio e lungo periodo, fissando obiettivi raggiungibili e misurabili. Per farlo, un’apertura a realtà anche diverse dalla propria diventa una risorsa essenziale.

Il lavoro da fare è ancora molto: serve un cambio di passo nel Terzo Settore perché l’innovazione digitale possa davvero prendere campo. Conoscere le proprie esigenze, le criticità e le prospettive è però un primo passo importante. Potete trovare il report in versione integrale a questo indirizzo.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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